come arrivare
scritto da Andrea della Mal'ombra, ostaio, amico

Una volta usciti dall'autostrada, ove campeggia la grande scritta ‘Ovada’, ci si chiede dove siano viti e grappoli: siamo in Piemonte e si immagina strade lastricate di vigne e dolci declivi.

Un poco di pazienza. Lasciati alle spalle lampioni, case e qualche capannone si intraprende la statale che comincia a salire. Cambiano gli alberi, le colture a bordo della carrozzabile, i profili dei monti, le silouhette dei molti castelli. I pensieri corrono a vigne regali, alla laica ‘aristocraticità' di questa terra fertile e generosa.

Le indicazioni fornite da Anna, la nostra vignaiola, sono sicuramente giuste, ma difficilmente si azzeccherà al primo colpo ove girare.

Niente male, la strada salirà ancora, qualche curva e ci ritroveremo in uno slargo ove troneggia il castello di Lerma e varrà a questo punto scendere dall'auto, entrare nell'ampio spiazzo del castello e godere di quanto potremo vedere affacciati al muretto in pietra. E concordo che avere avuto appresso una bottiglia di vino avrebbe favorito l'estasi! E allora si fa pregnante tornare in auto, rimboccare la statale e trovare, facendo attenzione, la cappelletta e svoltare questa volta sulla sinistra.

Tornando indietro si passerà sopra il ponte del torrente Piota. Qualche volta appare quasi nero in comunanza con la sua ricca vegetazione e l'acqua che esplode sui massi, l'impressione di trovarsi in un altrove, il fascino del suono fragoroso dell'acqua e di aver dimenticato i frastuoni della città.

Ma eccoci, svoltiamo e, come da comunicazione, stiamo attenti a non mettere le gomme dell'auto nella buca che costeggia la stradina appena imboccata. Ci infiliamo nei dedali di un altro altrove sconosciuto, la stradina diventa ghiaino e appaiono i vigneti.

Arrivati!

E sono subito un tributo di allegria i saluti calorosi che arrivano: Anna, amici e i pargoli in ordine decisamente disordinato. Ma non solo loro, gli altri inquilini verranno informati immediatamente dell'arrivo di ospiti e parliamo dei cani, dei gatti e gli altri allegroni di famiglia...anatre, pecore et agnelli, mucca, i cavalli con tocco di cortesia ritrosa di altri tempi scrollano un poco la criniera.

Entriamo.

A questo punto una qualche idea dei vini che si andrà ad assaggiare ce la si comincia a fare. Non siamo all'accademia della giacca e cravatta o all'ipocrisia di parole iperbole buone per stupire, ma non per bere. Non siamo di fronte ai numeri di una cantina commerciale, non assaggeremo vini finti, omologati o senza anima.

Qui guardi, ascolti Anna e segui con la mente i passi in vigna, le operazioni di cura, le domande incresciose di fronte agli eventi della natura, il decorso delle annate narrate come un diario e di come le diversità siano scritte nelle emozioni di un sorso ogni volta differente.

C’è il gaio e variopinto accatastarsi di attrezzi e giochi, c’è la libertà difficile del duro lavoro, c’è l'accento spiritoso e irriverente di Anna di stirpe genovese.

Nella schiettezza d'un bere non comune, di una non accondiscendenza alla banalità, sentirete il calore della passione, il sacrificio di lunghe giornate del lavoro o di quelle trascorse attendendo la pioggia o di quelle a tremare per paura di una gelata.

Si sentirà la quotidianità di un orario non certo d'ufficio, dei giochi liberi, del senso che ha lo sbattere gli scarponi infangati lasciati fuori dall'uscio, quel senso dell'esser tornati a casa, finalmente.

E oltre amici, figli, vino, cibo, riposo magari una partita distensiva a calciobalilla che troneggia in salotto, ma prima di questo ci sarà stata la cura degli animali, la caccia alle uova disseminate e, se l'imbrunire donerà colori di oro viola e arancio, sarà una festa.

Mentre si assaggiano i vini Anna e suoi accoliti amici di vigna mi ricordano che bisogna andare a camminare fin sulla cima del Tobbio, la cima più alta delle Alpi Marittime, che, ce lo siam detti diverse volte, e prima o poi bisognerà andarci davvero.

Sono vini ricchi, tutt'altro che avari, di un colore cupo come il colore che la notte dipinge sui boschi e vigna circostanti, come l'irruenza delle acque del torrente attraversato tempo prima. Il tramonto colora gli orletti del vino nei calici e sono sfumature di amaranto, viola e indaco. Sono vini pieni delle parole narrate dagli astanti, del confronto con altri amici vignaioli, della lunga tavolata del pranzo. Sono vini dove si respira amicizia, sono vini che una volta aperti non stufano, invitano a tenere sempre il bicchiere pronto a riceverne ancora. Semmai la disputa è tra dolcetto o barbera?

indicazioni dettagliate


Dall'uscita dell'autostrada OVADA, alla rotonda, la
seconda uscita verso LERMA, BELFORTE, attraversi il paesino di Belforte e quando vedi il cartello CROCIERA, un cartello bianco con scritta nera, dopo pochi metri gira a DESTRA, verso SAN PIETRO, MONGIARDINO (ci sono dei bidoni della rumenta). Prosegui sulla strada fino a quando arrivi ad uno stop, ti tieni sulla DESTRA, prosegui fino ad un altro incrocio e giri di nuovo a DESTRA, per LERMA, dopo circa 200 metri ti trovi sulla sinistra un' insegna gialla della "pasta fresca", giri a DESTRA, c'è una piccola chiesetta, una cappelletta, prendi la strada che sale asfaltata e prosegui in modo naturale, senza prendere deviazioni che portano ad altre case. Quando inizia lo sterrato ti tieni sulla destra, costeggi una casa con la siepe alta, prosegui, trovi una discesa, una salita, vigne, cancello verde e cani che abbaiano.Sei arrivato!